Storia

Sigismondo Arquer, letterato e giurista

Sigismondo Arquer fu un eminente letterato cagliaritano vissuto nel Cinquecento. La sua vicenda è legata alla pubblicazione di un'opera sulla storia della Sardegna nella quale criticò il clero isolano e, per tale motivo, fu arrestato e infine giustiziato

Cagliari è una città antica che ha partorito menti illuminate in ogni epoca. Tra queste va annoverato Sigismondo Arquer, letterato e giurista che avrebbe pagato a caro prezzo il proprio interesse per la scienza. Nato a Cagliari nel 1530 da famiglia borghese, si laureò a Pisa in Diritto civile e canonico, a Siena in teologia e nel 1553 fu nominato procuratore generale del Regno di Sardegna. Ad un intelletto fulgido non corrispondeva un temperamento moderato: Arquer si fece presto molti nemici.

Nel 1547 il celebre geografo luterano Sebastiano Munster volle la sua collaborazione nella sua "Cosmographia Universalis": Arquer scrisse la monografia "Sardiniae brevis historia”, inserita nel secondo libro dell’opera, nella quale descrive il clero sardo con piglio sprezzante e condannava l’Inquisizione. L’opera fu la rovina di Arquer: i suoi detrattori non si lasciarono sfuggire l’occasione e nel 1563 riuscirono a farlo arrestare in Spagna per eresia.

Dopo un processo lungo otto anni che contemplò anche la tortura, Sigismondo Arquer decise di affrontare la morte piuttosto che confessare colpe non commesse. Venne dunque giustiziato sul rogo a Toledo in Plaza de Zocodover il 4 giugno 1571, pochi giorni prima della celebre battaglia di Lepanto. La sua vicenda ispirò autori sardi di epoche posteriori; tra questi Francesco Masala e Giulio Angioni autore del romanzo "Le fiamme di Toledo”.

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