Storia

Le Fornaci di laterizi Maxia

le fornaci di laterizi maxia sono un importante sito di archeologia industriale. Fondate nel 1908, vissero il momento di massimo splendore negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, prima di chiudere nel 1975

Le Fornaci di laterizi Maxia in via Brigata Sassari è uno dei più interessanti complessi di archeologia industriale sarda, residuo di un’epoca in cui Quartu Sant’Elena si stava espandendo grazie alla manifattura. Venne fondata nel 1908 dal cavalier Felicino Maxia su un terreno rettangolare di quella che, al tempo, era periferia estrema. Lo stabilimento fu realizzato su progetto della Meccanica Lombarda usando i "ladiri”, mattoni di fango tipici del Campidano. Gli edifici principali erano due: uno conteneva la sala macchine dove l’argilla veniva in mattoni crudi, l’altro il forno dove tali mattoni venivano cotti. Accanto a questi c’erano quattro capannoni più piccoli adibiti agli usi più vari, la cabina elettrica, un pozzo, l’imponente forno per la produzione della calce e l’elegante palazzina dove risiedevano i proprietari.

Nel tempo le Fornaci subirono una progressiva modernizzazione degli impianti: vennero impiantati essiccatoi all’aperto, il vecchio forno a legna Lanuzzi fu sostituito con un forno Hoffman a petrolio nel 1950, gli essiccatoi interni vennero dotati di ventole elettriche. L’argilla, inizialmente trasportata dalle cave tramite carri, in seguito fu movimentata usando autotreni e infine nastri trasportatori. La materia prima usata dai Maxia era di prima qualità, molto malleabile e resistente.

Lo stabilimento risultò determinante per l'edificazione di Carbonia e la ricostruzione di Cagliari e del suo hinterland al termine della Seconda guerra mondiale. Tuttavia, nonostante l'esperienza e gli ammodernamenti, gli alti costi di manutenzione e una concorrenza agguerrita costrinsero i proprietari a chiudere i battenti nel 1975. La fabbrica, tuttora dismessa, è stata aperta al pubblico durante l’edizione 2007 di Monumenti Aperti.

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